Dott. Daniele Molho, psicologo, psicoterapeuta Corbetta – Magenta
Fra i disturbi psicologici, l’attacco di panico è uno di quelli in grado di creare maggiore angoscia e paura nel soggetto. Spesso irrompe all’improvviso provocando uno stato di angoscia acuta. A livello psicologico la persona sviluppa la paura di morire, o di “impazzire” declinata nel timore di soffocare, di avere un attacco di cuore, di perdere il controllo ecc.. Queste fantasie angosciose si accompagnano ad una serie di disturbi psicofisici come palpitazione, sudore, tachicardia, tremori, sensazione di fatica a respirare, nausea, vertigini, che creano nel soggetto una sorta di circolo vizioso trasmettendogli l’idea che le sue paure si possano concretizzare. Per molti autori l’attacco di panico rappresenta infatti una forma di “angoscia somatica della morte”.
De Masi (2002) fa un’interessante distinzione fra terrore e panico. La paura di un evento futuro può provocare terrore, ma non ci impedisce di cercare di organizzarci per affrontarlo al meglio. Nel panico invece, prosegue l’autore, si determina: -“..Una reazione improvvisa di terrore paralizzante che appartiene al sistema di emergenza del circuito della paura.” De Masi spiega come attivandosi in maniera improvvisa questa reazione non permette al soggetto di programmare interventi razionali e idonei per evitare il pericolo
L’attacco di panico lascia la persona atterrita e spaventata di non potere avere il controllo sulle proprie paure. Per questo i soggetti spesso sviluppano anche una sorta di ansia anticipatoria perché dopo il primo episodio sono indotti a vivere in uno stato di allarme perenne per via del timore che possa ripetersi un nuovo episodio. e in effetti è proprio così, l’attacco di panico si costituisce come “memoria traumatica” che lascia il soggetto nell’angoscia di un nuovo attacco.
I soggetti sviluppano quindi reazioni di “evitamento” di fronte a quelle situazioni che potrebbero scatenare un nuovo attacco, così vengono evitati i luoghi chiusi o gli spazia aperti, a seconda di dove si è catalizzata la angoscia del soggetto. tutto ciò limita sempre di più la libertà della persona.
Malgrado il senso di terrore che incute nel soggetto che lo sperimenta, in realtà l’attacco di panico non è pericoloso, le sensazioni che il soggetto sperimenta (tachicardia, mancanza di respiro, vertigini ecc..) non hanno nessuna rilevanza clinica e non mettono in pericolo la sua vita. Inoltre l’episodio dura pochi secondi e poi si placa senza che il soggetto debba fare nulla.
Ma che cosa determina l’attacco di panico?
Secondo De Masi (2002) e in generale secondo molti autori psicoanalitici, alla base vi sarebbe l’incapacità del soggetto di riconoscere le cause della sua angoscia e quindi questa si riversa nel corpo come paura della morte. : -“…l’attacco di panico si basa su meccanismi elementari e primitivi che tradiscono l’esistenza di processi mentali che non hanno ancora avuto accesso alla simbolizzazione affettiva.”
Il panico è fondamentalmente una reazione di paura intensa di fronte a quello che il soggetto sente come un pericolo, una minaccia. In questo caso la minaccia proviene dell’interno, e non da un pericolo esterno. Il problema è che il soggetto non è in grado di riconoscere, di vedere questo pericolo interno che quindi viene espresso il forma “corporea” con la paura di morire. La persona è quindi spaventata da paure che vengono amplificate dall’ansia e dalla suggestione, in qualche modo da paure immaginarie, per lo più inconscie, che quando vengono comprese smettono di suscitare angoscia e allarme. Dando forma all’esperienza emotiva del paziente che fino a quel momento era stata inconscia, si struttura un quadro nuovo che consente al soggetto di vedere e affrontare la sua paura in modo diverso.
L’efficacia della psicoterapia ad indirizzo psicodinamico è stata confermata da numerose ricerche. Bush e coll. (2011) hanno pubblicato un manuale in lingua inglese dal titolo “Manual of Panic- Focused Psychodinamic Psychoterapy” in cui hanno pubblicato i risultati di uno studio in cui in due gruppi di soggetti con disturbi da attacchi di panico sono stati trattati con psicoterapia psicodinamica e con terapia comportamentale per 12 settimane di trattamento. I risultati hanno dimostrato che i pazienti trattati con psicoterapia psicodinamica che avevano risposto positivamente erano stati nell’ordine del 73%, mentre quelli che avevano effettuato la terapia comportamentale avevano avuto una percentuale di successo del 39%.
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