Dr.Daniele Molho Psicologo Psicoterapeuta- Magenta Corbetta
Con il termine Training Autogeno si definisce un metodo di autodistensione e concentrazione psichica in grado di modificare situazioni psichiche e somatiche.
Il T.A. deriva dalle ricerche di J. Schultz, neuropsichiatra Berlinese vissuto nei primi anni del ‘900, sul rilassamento profondo degli stati ipnotici.
Lo studioso, osservando i risultati terapeutici dell’ipnosi, elaborò una tecnica che potesse sviluppare le potenzialità dell’autosuggestione, ma senza complicazioni negative dell’ipnosi come la passività e la dipendenza dal terapeuta.
Per questo motivo il T.A. ha acquisito questo nome, si tratta infatti di un metodo di allenamento graduale (=training) per indurre modificazioni che “si generano da sole” (=autogeno) grazie allo stato di concentrazione psichica passiva caratteristico del T.A.
Come afferma Schultz (1968), l’applicazione del T.A. “…porta progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza; il costante allenamento a tali esercizi porta a modificazioni sempre più consistenti.”
Luthe (1973), Pancheri (1986) e altri autori hanno riscontrato che il T.A. induce nell’organismo una dimunizione dell’attività fisiologica in conseguenza dell’attivazione del sistema parasimpatico.
Schultz (1968) definisce Commutazione Autogena lo stato sopra descritto:.. “Questa specifica commutazione non è, a nostro parere, giustificabili soltanto psicologicamente; si tratta di un fenomeno biologico complesso e del tutto normale, affine all’abituale fenomenologia del sonno fisiologico.”
Secondo Farnè (1980) molte manifestazioni psicologiche (prime fra tutte l’ansia e l’insonnia), psicosomatiche e funzionali sono sensibili al trattamento con il T.A.
Le ricerche che lo stesso autore ha condotto hanno messo in evidenza che i vantaggi del T.A. possono essere raggruppati in tre categorie.
1) Vantaggi fisiologici. Lo stato di commutazione autogena si trova all’opposto della risposta del sistema nervoso allo stress (sistema simpatico); ciò significa maggior facilità di riposo e recupero psicofisico da parte dell’organismo.
2) Vantaggi emotivi. La pratica prolungata del T.A. può portare ad un rallentamento dell’attività del sistema limbico e dell’ipotalamo, strutture fondamentali per l’elaborazione degli stati emotivi. Ciò spiega lo sviluppo di un atteggiamento meno ansioso e più adeguato nell’affrontare le cause di stress. Farnè riporta i dati di ricerche condotte con strumenti testistici (P.O.M.S. di Mc Nair e al.) le quali dimostrano che, dopo circa tre mesi di pratica del T.A., diminuisce non solo lo stato di tensione ansiosa, ma anche quella di depressione, di stanchezza generale e di ostilità.
3) Vantaggi personali. La pratica prolungata del T.A. può far cambiare alcuni aspetti della personalità. Tali cambiamenti si sviluppano nella direzione di una positiva salute mentale e sono caratterizzati da un aumento della fiducia in sé e da un’assunzione di un atteggiamento attivo di fronte agli avvenimenti della vita.
Secondo Goldwurm e coll. (1986), il T.A. è indicato, a seconda dei casi, o all’interno di un più ampio intervento di psicoterapia, oppure come tecnica a sé stante.
L’autore precisa anche che il T.A. è utile non solo per soggetti che hanno problemi patologici, ma anche per quelli sani.
Riportando lavori sperimentali sull’argomento, Pancheri (1986) sostiene la validità nel trattamento di disturbi psicosomatici del sistema respiratorio come l’asma bronchiale, del sistema digerente come le gastriti, del sistema cardiovascolare ecc…
Vari autori hanno affermato che il T.A. consente, in un paziente con una personalità sufficientemente strutturata, di ottenere i seguenti risultati:
-Smorzamento della risonanza emotiva (autosedazione);
-Recupero di energia;
-Modificazioni delle capacità mnemoniche;
-Formulazione di proponimenti;
-Introspezione e presa di coscienza di Sé;
-Recupero dell’autostima.
Per quanto riguarda le patologie non sensibili al trattamento con il T.A., vi è un accordo unanime tra i vari autori.
E’ accertato infatti che patologie psichiche strutturate o malattie psicosomatiche conclamate non possono essere risolte dal T.A.
Proprio a questo proposito Schultz (1968) afferma quanto segue: “ condizioni indispensabili per poter applicare il trattamento sono una precisa e perseverante collaborazione ed una sufficiente maturità del soggetto. Le nevrosi gravi (nevrosi di struttura), le psicopatie costituzionali e le più gravi forme di depressione devono essere escluse a priori.”
In altre parole secondo quasi tutti gli autori il paziente ideale è colui che conserva sane alcune parti del proprio SE’.
Ciò è tanto più evidente se consideriamo che il T.A., come tecnica di “autoterapia” deve fare appello a quelle risorse sane del paziente che gli permettono di gestire il malessere.
BIBLIOGRAFIA
– LUTHE W. (a cura di) “Autogenic Therapy”. Pergamon Press, New-York, 1973
– EBERLEIN G. “Il libro del Training autogeno”. Feltrinelli, Milano, 1987
– PANCHERI P. “Trattato di Medicina Psicosomatica”. USES, Roma, 1986
-GOLDWURM G. e coll. “Le Tecniche di Rilassamento”. F. Angeli, Milano, 1986
-SCHULTZ J.H. “Il Training Autogeno”. Feltrinelli, Milano, 1968
-FARNE’ M. e coll. “Il Training Autogeno di Schultz”. Giunti Barbera, Firenze, 1980
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