I DISTURBI D’ANSIA
L’ansia è una malattia, un sintomo, uno stato affettivo? Freud non aveva dubbi: l’ansia è uno stato affettivo dell’Io dovuto a desideri o impulsi rimossi che però si esprimono in superficie attraverso uno stato di preoccupazione eccessiva.
Nella nosografia medica, l’ansia è soprattutto una malattia, ma questo approccio, che porta per esempio a trattare l’ansia con gli psicofarmaci, non permette alla persona di utilizzare questo segnale di pericolo come sintomo per comprendere che cosa sta accadendo dentro di se.
Ma l’ansia è sempre qualche cosa di patologico? Secondo Gabbard (2000) l’ansia non è solo espressione di qualche cosa che non va, ma anzi talvolta questa è anche espressione di un aspetto adattivo, di un aspetto sano della persona. in proposito afferma che…”preoccuparsi di ciò che accadrà in futuro può portare a un pensiero altamente creativo”. “Le soluzioni dei problemi sono il prodotto di una preoccupazione. A un atteggiamento preoccupato possono essere associati salutari dubbi su se stessi”. Sempre Gabbard afferma che se l’ansia è vista come un problema che deve essere cacellato con gli psicofarmaci, la psiche umana potrebbe subirne una perdita sostanziale. Così proprio per distinguere l’aspetto sano da quello disturbato dell’ansia, alcuni autori hanno voluto distinguere “l’ansia primaria“, che ha un effetto destabilizzante per il paziente, dall’“ansia di segnale“che invece ha un significato adattivo.
Considerando l’ansia nella sua accezione negativa si intende la presenza di ansia e preoccupazione che si manifestano nei riguardi di una quantità di eventi e attività. In questi casi l’individuo ha difficoltà a controllare le preoccupazioni che vanno a interferire sulla sua qualità di vita provocando agitazione, angoscia, paure, dovute al timore che gli eventi che riguardano lui e la sua vita potranno prendere le pieghe più drammatiche e catastrofiche.
Difficoltà di lavoro, familiari situazioni di stress o anche lutti, possono essere gli eventi scatenanti o quelli su cui si concentrano le paure provocano un circolo vizioso che si va a perpetuare e ad invadere i vari ambiti della propria vita.
A livello psicologico l’individuo manifesta una sensazione di insicurezza, di paura immotivata, in grado di produrre ruminazioni, pensieri ossessivi e naturalmente affaticabilità, difficoltà di concentrazione, paura di morire ecc..Talvolta l’ansia non è causa solo di disturbi psichici, ma anche fisici. Tachicardia, extrasistole, disturbi del sonno, disturbi respiratori, come la sensazione di non immettere abbastanza aria nei polmoni, per arrivare a disturbi gastrointestinali come gli spamsi, la diarrea, la secchezza della bocca ecc..
Ma che differenza c’è fra ansia e paura?
Mentre la paura è legata ad un pericolo che proviene dall’esterno e ha un indubbio significato adattivo, l’ansia è anch’ essa espressione di un segnale di pericolo, ma in questo caso di un pericolo che proviene dall’interno dell’individuo e che spesso non è individuato a livello cosciente
Non è infrequente che uno stato di ansia prolungato nel tempo arrivi altre tipologie di disurbo che hanno proprio l’ansia come base di partenza.
L’attacco di panico, il disturbo ossessivo, la fobia ecc hanno come base comune proprio uno stato di ansia marcato e prolungato nel tempo.
Nella fobia l’ansia si manifesta in modo marcato verso determinate situazioni tali da provocare forte ansia e quindi una reazione di evitamento o in alcuni casi di penosa sopportazione della situazione.
Nell’attacco di panico si manifesta un episodio acuto di ansia e angoscia incontrollabile che suscita la paura di morire, di perdere il controllo a cui si accompagnano un insieme di sintomi fisici, palpitazioni, tremori, dispnea, affanno respiratorio, sensazione di soffocamento, dolore al petto, formicolio o torpore, vertigini, nausea ecc..
Nel disturbo ossessivo il soggetto è pervaso da idee, pensieri, impulsi persistenti e che sono percepite com inopportune e inappropriate.
Nell’approccio psiconalitico l’ansia è la paura di qualche pericolo che è presente nel mondo interno del paziente. Per questa ragione la comprensione dei vissuti, dei meccanismi, dei conflitti sottostanti che una persona vive e che subisce da lungo tempo, sono un grande fattore d’aiuto per provocare una remissione della sintomatologia
Dott. Daniele Molho, psicologo, psicoterapeuta Corbetta – Magenta
BIBLIOGRAFIA
GABBARD G.O.Psychodynamic Psychiatry in clinical pratice. (Trad Ital. “Psichiatria Psicodinamica” Milano, Cortina 2015)
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