I DISTURBI DELL’EIACULAZIONE
Di Daniele Molho
*Psicologo, sessuologo, psicoterapeuta Magenta.
EIACULAZIONE PRECOCE
Il momento eiaculatorio è proprio dell’atto sessuale e, come ogni aspetto dell’esperienza sessuale, è condizionato da fattori organici, psicologici, relazionali ed ambientali.
L’eiaculazione precoce, così come il deficit erettile, può essere causata direttamente da fattori psicologici, e quindi essere definita psicogena, oppure tali fattori possono presentarsi come concause ad una situazione di tipo organico.
Caratteristica di questo disturbo, come afferma Kaplan (1974), è l’incapacità da parte dell’individuo di esercitare un controllo volontario sul riflesso eiaculatorio, poiché nel paziente si presenta “una assenza o diminuzione della percezione delle sensazioni erotiche al momento del culmine dell’eccitamento sessuale”; i soggetti affetti da tale disturbo eiaculano non appena raggiungono lo stato di massima eccitazione, definito “plateau”, avendo difficoltà a permanervi per diversi minuti.
FATTORI PSICOLOGICI CHE DETERMINANO IL DISTURBO
L’ansia, proprio come nel deficit erettile, ha un ruolo determinante nella genesi di questo disturbo, in quanto, secondo quanto emerso da diversi studi, proprio nel momento in cui l’uomo raggiunge alti livelli di eccitamento inizia a provare forti sentimenti d’ansia che determinerebbero un orgasmo involontario.
Il soggetto per evitare ciò limita le stimolazioni genitali al minimo, riduce i tempi dedicati alle attività preliminari, si concentra in maniera eccessiva sul problema ed è costantemente preoccupato per la propria attività sessuale col risultato di deprivare di ogni aspetto piacevole la propria esperienza sessuale.
Questo atteggiamento di controllo della attività sessuale può determinare un blocco non solo del desiderio, ma anche del comportamento sessuale; il soggetto inizierebbe a vivere con timore ogni rapporto, a tal punto da sviluppare ansia da prestazione, che in breve condurrebbe il paziente all’allontanamento e all’ evitamento del rapporto sessuale.
Frequentemente capita che si instauri un deficit erettile secondario proprio a causa dell’ansia da prestazione.
La difficoltà ad esercitare un controllo volontario sul proprio riflesso eiaculatorio genera nell’uomo sentimenti di inadeguatezza sessuale, perdita di autostima e sensi di colpa per non riuscire a soddisfare la partner.
- Dal punto di vista psicoanalitico tale disfunzione è considerata invece come l’espressione di inconsci desideri sadici, punitivi ed ambivalenti nei confronti delle donne, desideri determinati da una immaturità emozionale del soggetto (Kaplan, 1974).
Attraverso una eiaculazione precoce infatti l’uomo arrecherebbe dolore e delusione nella donna, che rappresenta la figura materna, e il sintomo, espressione di un conflitto rimosso non diverrebbe cosciente.
E’ sulla base di quanto detto che scopo del processo psicoanalitico è quello di scoprire e risolvere i conflitti edipici inconsci sottostanti al disturbo eiaculatorio.
- La psicologia comportamentista ritiene che l’origine del disturbo sia da attribuire a prime esperienze sessuali vissute in maniera traumatica dall’individuo.
- Secondo la prospettiva delle terapie relazionali tale disturbo sorgerebbe all’interno delle coppie, nelle quali vi sono sentimenti inconsci di rifiuto e di ostilità, oltre a lotte di potere.
Per questo motivo è fondamentale per la comprensione e la risoluzione del disturbo che si consideri la coppia nel suo insieme, poiché il mantenimento del disturbo è determinato da problematiche relazionali insite nella coppia, quali la mancanza di una comunicazione aperta, che favorisce all’interno della coppia sentimenti di collera ed astio.
TRATTAMENTO
Il trattamento del disturbo eiaculatorio, così come quello erettile, viene affrontato secondo prospettive differenti.
- Secondo la prospettiva psicoanalitica la risoluzione del disturbo è possibile tramite un trattamento psicoanalitico che sia finalizzato alla risoluzione dei conflitti edipici inconsci del paziente, conflitti che come abbiamo visto determinano il sintomo.
- La terapia comportamentale, considerando il disturbo come espressione di schemi comportamento inadeguati, assegna alla coppia dei compiti mansionali che prevedono la stimolazione del pene da parte della donna, al fine di consentire all’uomo di imparare a percepire le proprie sensazioni premonitori dell’orgasmo.
Le stimolazioni del pene da parte della donna continuano fino al punto in cui l’uomo prova la sensazione premonitore dell’orgasmo, a questo punto chiede alla partner di interrompere la stimolazione che verrà ripresa prima di perdere l’erezione.
Questa procedura dovrà essere ripetuta tre o quattro volte prima che la stimolazione sia prolungata fino all’eiaculazione.
Questi ed altri esercizi consentono così all’uomo di riconoscere le proprie sensazioni preorgasmiche.
Per quanto riguarda i trattamenti per la risoluzione del disturbo di eiaculazione precoce si è avuto modo di constatare che i più adeguati sono quelli che hanno come obiettivo quello di consentire all’uomo di imparare a riconoscere le sensazioni che precedono l’orgasmo (Kaplan, 1974).
Veglia sostiene che nel trattamento di tale disturbo l’aspetto più complesso non sia quello mansionale, bensì relazionale, in quanto “si tratta di un trattamento che prevede l’attivarsi di un buon programma di cooperazione tra i due partner, che devono poter riconoscere con chiarezza come obiettivo congiunto il piacere derivante dal controllo acquisito insieme, lei accettando per un lungo periodo il coito in esigente, lui accettando di occuparsi di se stesso molto più di quanto non fosse abituato a fare” (B. Bara, 1996, pg. 646).
E’ possibile che durante il periodo di trattamento, ai primi segni di miglioramento del controllo eiaculatorio, insorgano, all’interno della coppia delle resistenze più o meno intense, determinate dall’ansia di cambiamento, che possono pregiudicare il buon esito del trattamento, è perciò fondamentale che siano affrontate e risolte, attraverso sedute psicoterapiche.
EIACULAZIONE RITARDATA
E’ definita come “un’inibizione specifica del riflesso eiaculatorio” (Kaplan, 1974,pg.371), nonostante una stimolazione lunga ed adeguata per innescare il riflesso orgasmico.
Tale disturbo può presentarsi occasionalmente, cioè solo in situazioni specifiche che provocano ansia o originano sensi di colpa.
E’ più frequente però che il soggetto non raggiunga l’orgasmo durante il coito, ma solo attraverso la stimolazione manuale o orale da parte della partner oppure masturbandosi.
Vi sono inoltre sia soggetti che non riescono ad eiaculare in presenza della partner e devono lasciare la stanza per masturbarsi e raggiungere l’orgasmo sia individui che non hanno mai sperimentato l’orgasmo. (Kaplan, 1974)
Raramente è su base organica, è per lo più determinata da fattori psicologici, che indicano difficoltà a vivere serenamente il rapporto con il partner.
FATTORI PSICOLOGICI CHE DETERMINANO IL DISTURBO
L’ansia e la difficoltà ad abbandonarsi all’esperienza sessuale sono determinanti nell’inibire la risposta eiaculatoria.
La paura e la costante preoccupazione di non riuscire ad eiaculare determinano l’insorgenza, così come nei pazienti che soffrono di eiaculazione precoce, di un disturbo di impotenza secondaria, determinato dalla frustrazione e dall’ansia di prestazione, che si presentano a seguito delle difficoltà ad avere rapporti sessuali sereni.
Anche in questo disturbo vi è l’insorgere nel paziente di sentimenti di inadeguatezza, di scarsa autostima, di sensi di colpa per non riuscire a soddisfare la partner, i quali portano il soggetto o ad evitare i rapporti sessuali o a simulare l’orgasmo per nascondere il loro disturbo.
Come per il deficit erettile e l’eiaculazione precoce, il disturbo sessuale maschile determina nella donna l’insorgenza di vissuti di inadeguatezza, frustrazione ed aggressività verso il compagno, in quanto come afferma Kaplan “interpreta il problema del marito come un ripudio personale” (Kaplan, 1974,pg.375).
- La teoria psicoanalitica considera questo disturbo come espressione di paure inconsce dell’individuo relative al timore di essere castrato o ferito, qualora eiaculasse nella vagina;
Inoltre vi sarebbero, come nel deficit erettile, paure, risalenti al periodo infantile, di essere abbandonato dalla madre, le quali, riattivate sotto forma di paure inconsce di essere abbandonato dalla partner, generano ansia.
Alla base di tale disturbo vi sarebbero anche sentimenti di rabbia ed aggressività verso le donne, che si manifestano appunto attraverso la negazione del seme.
Vi è una certa ambivalenza in quanto il donare il seme rappresenta una forma di aggressività, ma nello stesso tempo c’è anche sentimento di difesa da questa ostilità che il soggetto reprime evitando di lasciarsi andare completamente all’esperienza orgasmica.
Abbandonarsi all’esperienza orgasmica significa infatti o distruggere l’oggetto amato od essere abbandonati da esso.
- La psicologia comportamentista come si è già visto in precedenza associa la manifestazione del disturbo ad una educazione sessuale molto rigida o ad un avvenimento traumatico legato all’esperienza sessuale del soggetto.
- La teoria sistemica prende in considerazione non il singolo, bensì la coppia e le dinamiche relazionali in essa presenti, poiché ritiene il disturbo sessuale determinato “dagli elementi distruttivi del sistema coniugale” (Kaplan, 1974, pg.381).
Possono esservi infatti all’interno della coppia lotte inconsce di potere, l’uno che vuole governare l’altro, che hanno ripercussioni anche sulla vita sessuale, dove possono manifestarsi sentimenti di rabbia e rifiuto verso il partner.
Il fatto di non eiaculare può rappresentare, secondo Kaplan (1974) l’atto di ribellione di un uomo sottomesso e controllato dalla moglie.
E’ importante dunque che la coppia sia aiutata a prendere coscienza di queste interazioni distruttive al fine di modificarle.
TRATTAMENTO
Come i disturbi visti in precedenza anche per questo il trattamento psicologico prevede interventi che prendono in considerazione sia il paziente nella sua singolarità sia quale membro di una coppia.
- le sedute psicoterapeutiche sono finalizzate a far sì che il paziente prenda coscienza delle proprie paure e dei propri conflitti inconsci, che determinano il disturbo.
- le mansioni : il trattamento per la cura del disturbo dell’eiaculazione ritardata si propone “di identificare i fattori che inibiscono il paziente per poi modificare gradualmente le contingenze avverse che perpetuano l’inibizione” (Kaplan, 1974, pg.385).
A tale scopo è fondamentale per un buon esito del trattamento conoscere in quali circostanze il paziente è in grado di eiaculare ed attraverso quale attività o fantasia, al fine di utilizzare tali conoscenze come punti di partenza per raggiungere una risoluzione del disturbo.
Le mansioni riguarderanno la desensibilizzazione del paziente, al quale verrà detto di eiaculare nelle situazioni che ritiene più favorevoli, fino quando non eiaculerà all’interno della vagina.
E’ importante che il soggetto apprenda ad esprimere serenamente la propria sessualità senza inibizioni.
- la psicoterapia di coppia ha come fine quello di mettere in luce le dinamiche distruttive e di mantenimento del sintomo che operano all’interno della coppia e le resistenze al trattamento che possono insorgere proprio in seguito ai primi cenni di miglioramento.
CONCLUSIONI
E’ fondamentale evidenziare a conclusione di questo capitolo il fatto che, sebbene i disturbi sessuali dell’impotenza, dell’eiaculazione precoce e dell’eiaculazione ritardata abbiano delle manifestazioni sintomatologiche differenti fra loro, gli aspetti intrapsichici che soggiacciono alla genesi di queste patologie sono piuttosto simili.
Secondo la teoria psicoanalitica alla base di tutti e tre i disturbi vi sarebbe non solo una mancata risoluzione del complesso edipico, che determina una inadeguata identificazione con la figura genitoriale paterna, ma anche la presenza di paure inconsce di abbandono generate da un rapporto insicuro od ambivalente con la figura materna.
Anche i vissuti che tali disturbi generano nell’individuo sono comuni: inadeguatezza, perdita di autostima, sensi di colpa che diventano sempre più intensi al punto da portare il soggetto ad evitare i rapporti sessuali.
Le ripercussioni che tali disturbi hanno all’interno della coppia consistono nell’insorgere nella donna di sentimenti di frustrazione e di astio nei confronti del partner; tali vissuti alterano le dinamiche relazionali presenti nella coppia.
E’ quindi importante come più volte ribadito che il disturbo sessuale dell’uomo venga affrontato non solo considerando il paziente nella sua individualità, ma anche la coppia e le dinamiche in essa presenti, dinamiche che spesso ostacolano la risoluzione del problema.
BIBLIOGRAFIA
B. Bara (1996), Manuale di psicoterapia cognitiva, Bollati Boringhieri.
H. S. Kaplan (1974), Nuove terapie sessuali, Bompiani, Milano, 1976.
H. S. Kaplan (1979), I disturbi del desiderio sessuale, Mondadori, Milano, 1981.
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